
Dott.ssa Consuelo Centi
Psicologa, Counselor
_edited.png)
Francesca non sopportava il Natale.
​
In quel giorno tutto era finto, e tutto sembrava il ripetersi cadenzato di una noiosa recita.
Ognuno seguiva ogni anno lo stesso identico copione. Da chi questo fosse stato scritto, a Francesca non era dato modo di saperlo.
​
E questo era, per lei, il grande mistero del Natale.
​
Un albero di plastica avrebbe padroneggiato nella sala, mostrando degli addobbi sempre più sbiaditi e, nel presepe da quattro soldi, personaggi imbalsamati sarebbero stati messi ogni volta nella stessa posizione.
​
Si poteva pensare che venisse seguita una qualche regola per disporli sempre nello stesso modo. In realtà crescendo, Francesca, vedendo che nessuno si era mai chiesto nemmeno come potessero convivere le palme con la neve, aveva capito che non c'era nessuna valida ragione per la quale il presepe venisse fatto così.
​
All’ora del pranzo sarebbero arrivati i soliti parenti di sempre.
Persone a cui non interessava l'uno dell'altro, e che si ritrovavano solo in questa occasione, si sarebbero sedute al loro solito posto a tavola, per consumare il medesimo menù, e poi lamentarsi alla fine di aver mangiato troppo.
​
Sembrava che fossero vittime di un meccanismo perverso, che li costringeva a mangiare fino a farsi del male.
Francesca, osservandoli, e pensando a tutte quelle creature che quel giorno non avrebbero avuto un banchetto così fornito, si chiedeva cosa avesse a che fare tutto questo con la venuta di Gesù.
Perfino il cane ripeteva sempre la stessa scena.
Sapeva già che a tavola conveniva accucciarsi accanto alla nonna, quella più generosa nel distribuirgli avanzi. Già dal primo mattino si mostrava molto eccitato, come se intuisse che sarebbe stata una giornata eccezionalmente gustosa.
​
Tutti erano più agitati in quel giorno.
Tranne Francesca, che si sentiva costretta ad una recita a cui non avrebbe voluto partecipare.
​
Ogni volta che si avvicinava il Natale, si sentiva sopraffare da una malinconia strana, da una noia sempre più opprimente, che cercava di cacciare inutilmente riempiendosi di dolci.
​
Anche il regalo che avrebbe trovato sotto l'albero non l'avrebbe emozionata. Del resto era quello che lei aveva chiesto a Babbo Natale, per cui non ci sarebbe stata nessuna sorpresa.
​
Quell'anno però Francesca era decisa. Non si sarebbe più adeguata a quello che le appariva come un inutile ed incomprensibile rituale.
Qualcuno le aveva detto che Dio è in ogni cosa. "Quel po' di Dio che ho dentro di me, lo userò per creare un Natale speciale!", pensò determinata la sera della vigilia, mentre andava a dormire.
​
La mattina si svegliò e tutto era uguale a sempre.
​
Andò verso l'albero, fingendo di essere contenta, come faceva ogni volta per non rattristare i genitori.
Il finto abete ogni anno odorava sempre più di polvere e di chiuso.
Francesca avrebbe voluto scoppiare in un pianto vedendo che niente era cambiato, ma pensò che nemmeno a Gesù sarebbe piaciuto vederla triste, e si trattenne.
​
Rimase a bocca aperta quando si accorse che il dono ricevuto era diverso da quello che lei aveva chiesto.
​
Presa dal suo desiderio di un Natale del tutto nuovo, non le venne in mente che ciò poteva essere una conseguenza della difficoltà economica che stava attraversando la famiglia.
Era così eccitata da non vedere che i genitori temevano che lei rimanesse male di non aver ricevuto il regalo desiderato.
​
In quel momento Francesca guardò fuori e si accorse che dei fiocchi bianchi stavano scendendo dal cielo. "Nevica!" gridò.
​
Francesca non aveva mai visto nevicare. Abitava in un posto di mare e questi fenomeni erano rari.
Corse fuori, incurante di non aver scarpe, con il cane che la seguiva abbaiando e saltando tutto concitato.
​
"Questa non ci voleva", disse la mamma preoccupata di non poter seguire il copione.
Da quel momento suonò più volte il telefono.
Erano i parenti che avvertivano che non sarebbero venuti. Era troppo rischioso mettersi in viaggio con la neve.
La madre per l'ansia si dimenticò di spegnere il forno. Di tutto il pranzo, solo i tortellini si salvarono.
​
Francesca ottenne il consenso per trasferire il Presepe in giardino.
Sotto la neve esso sembrava prendere vita e la bimba fu certa di vedere Gesù Bambino sorridere compiaciuto.
​
A tavola la madre non faceva altro che lamentarsi per l'accaduto, ma Francesca era talmente contenta di quella giornata speciale, da non sentirla nemmeno.
​
Il padre non capiva di cosa dovesse essere felice la figlia ma, senza rendersene conto, rimase contagiato dalla sua allegria. Per questo dopo pranzo propose di andare tutti sulla neve a fare un pupazzo.
Lui era sempre taciturno e interessato più al cibo che alla compagnia. E ad ogni Natale, dopo il caffé, salutava gli invitati per poi andarsi a riposare.
​
A Francesca non era mai capitato di ricevere tanta attenzione da suo padre e di poter giocare con lui.
"Questo sì che è un bel Natale!" esclamò, certa che questa volta si fosse compiuto un vero miracolo...