
Dott.ssa Consuelo Centi
Psicologa, Counselor
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Carletto aveva sempre sognato una casa al mare.
Lui abitava in un posto senza onde e senza monti, dove potevi viaggiare per ore, in una strada diritta senza fine, senza tornanti e discese, e dove tutto sembrava sempre uguale e destinato alla noia.
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Era come vivere in un quadro, dove perfino le foglie ferme sugli alberi sembravano rassegnate a un destino di immobilità.
Solo l’intensità del grigio della coltre che rivestiva le immagini sembrava mutare; a volte il grigio era velato, a volte intenso, altre volte così denso da appiccicarsi addosso.
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Invece il mare era diverso. Il mare non si fermava mai.
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Quel giorno che il mare entrò in casa

La minestra di lenticchie
Benedetto correva. Correva verso il bosco.
Era deciso, quel giorno, a scoprire se gli gnomi e le fate che c'erano nelle storie che gli leggeva la mamma prima di dormire, esistessero davvero.
Era stufo di essere trattato da bimbo piccolo a cui si può far credere tutto. Era grande ormai e dovevano metterselo in testa tutti.
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Il papà lo portava spesso nel bosco. A fare funghi, asparagi, more, a seconda della stagione. Ma anche a cercare tane, nidi e impronte di animali, e quella era la cosa che gli piaceva più di tutte.
Era bello andare in cerca di tracce dei lupi. Il papà non era mai proprio sicuro sicuro che quelle che trovavano fossero impronte di lupi. Si potevano sempre confondere con quelle dei cani dei cacciatori, ma Benedetto ne era certo.

Miracolo di Natale
Francesca non sopportava il Natale.
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In quel giorno tutto era finto, e tutto sembrava il ripetersi cadenzato di una noiosa recita.
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Ognuno seguiva ogni anno lo stesso identico copione. Da chi questo fosse stato scritto, a Francesca non era dato modo di saperlo.
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E questo era, per lei, il grande mistero del Natale.
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Un albero di plastica avrebbe padroneggiato nella sala, mostrando degli addobbi sempre più sbiaditi e, nel presepe da quattro soldi, personaggi imbalsamati sarebbero stati messi ogni volta nella stessa posizione.
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La rondine di Martina
Purtroppo era finita l'estate.
Martina lo capiva dalle rondini che tutti i giorni venivano a chiacchierare sul filo della luce.
Tra loro doveva esserci anche la sua amica, quella che ogni anno tornava a farle visita rioccupando il solito nido che si era costruita sotto il tetto del magazzino del nonno.
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Le rondini ogni anno si ritrovavano su quel filo, qualche giorno prima di migrare, come se dovessero prendere accordi per il viaggio.
Ognuna diceva la sua, e dagli strilli che facevano sembrava che ciascuna volesse avere ragione sulle altre.
Ma alla fine partivano tutte insieme, ordinate, quindi evidentemente arrivavano sempre ad una qualche intesa.
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Martina si era chiesta come facessero le rondini a trovare sempre un accordo tra di loro.
Gli uomini non sembravano riuscirci nemmeno per le piccole cose. Figuriamoci per quelle importanti!
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Spaghetti al pomodoro
In tavola ancora spaghetti al pomodoro.
La madre li cucinava tutti i giorni perché era la pasta preferita dal cane, evidentemente degno di una considerazione diversa, non solo dal povero maiale di cui lei amava guastare ogni sua parte, ma anche dagli altri componenti della famiglia, che non potevano osar chiedere, nemmeno per una volta, un fusillo al pesto.
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Una volta Teresa aveva provato a far notare la contraddizione alla madre, ma non era servito a niente, e in casa si era continuato a mangiare spaghetti come sempre.
