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In tavola ancora spaghetti al pomodoro.

La madre li cucinava tutti i giorni perché era la pasta preferita dal cane, evidentemente degno di una considerazione diversa, non solo dal povero amava gustare ogni sua parte, ma anche degli altri componenti della famiglia, che non potevano osar chiedere, nemmeno per una volta, un fusillo al pesto.

Una volta Teresa aveva provato a far notare la contraddizione alla madre, ma non era servito a niente, e in casa si era continuato a mangiare spaghetti come sempre.

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Forse, come diceva il nonno: "Son tutti matti?".

Il nonno ripeteva sempre quella frase ogni volta che veniva messo davanti alla televisione a vedere qualche programma.

Sembrava non essere quasi più in grado di parlare, da quando si era sentito male anni prima, e la mamma diceva che non c'era nemmeno più tanto con la testa.

Dato che era rimasto infermo, i primi tempi gli accendevano sempre la TV perché gli tenesse compagnia. Ma lui iniziava a scuotere la testa e a dire "son tutti matti" di continuo, qualunque cosa ci fosse da vedere, ed a un certo punto non se ne poteva più di sentirlo.

Fu così che un giorno essa fu spenta definitivamente.

La cosa sembrò lasciarlo indifferente, ed egli continuò a guardarla come sempre, senza però commentare più.

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Nessuno sembrò accorgersi di questo particolare tranne Teresa, che pensava che a essere fuori di testa fossero gli altri.

Lo erano quelli dentro la televisione, che parlavano solo di disgrazie e sembravano soddisfatti che fossero toccate a qualcun altro; lo erano quelli che ci stavano davanti, come faceva la zia, ad ascoltare litigi tra persone che non aveva mai incontrato e che non avrebbe incontrato mai e che, ad ogni puntata, si infervorava, prendendo le difese di uno o dell'altro, come se la questione riguardasse anche lei. O come lo zio che, quando c'era la partita, se la squadra del cuore subiva un goal, litigava con chiunque gli fosse vicino.

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Solo il nonno sembrava accorgersi della pazzia che c'era nella normalità delle cose.

Per questo Teresa si sentiva tanto simile a lui, quanto diversa dal resto delle persone, tanto che a volte aveva immaginato che, loro due, non appartenessero al genere umano e che fossero capitati su questo pianeta per sbaglio.

E forse quella in cui si trovava era solo una famiglia che l'aveva adottata, e nessuno la riteneva ancora abbastanza grande per confessarglielo.

Ad ogni compleanno si aspettava di essere chiamata da parte dei genitori, per sentirselo dire. Ma in realtà questo, per il momento, non era mai accaduto, ed il dubbio sui motivi di tanta diversità le era rimasto.

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Teresa era convinta che il nonno avesse smesso di comunicare non per la malattia, ma semplicemente perché non ne avesse più voglia, perché ritenesse che non ne valesse più la pena.

Con lei infatti aveva continuato a parlare. 

Anche ora che, come dicevano tutti, si era "chiuso nel suo mondo", se Teresa aveva per la testa delle cose da chiarire, si rivolgeva a lui, perché solo da lui si sentiva compresa.

Quando voleva chiedergli qualcosa, lei gli si avvicinava senza farsi vedere da nessuno, come se ci fosse tra loro un tacito accordo di mantenere segreta questa relazione unica.

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Già da piccola a Teresa pareva che il nonno si accorgesse di cose che gli altri non notavano e che capisse cose che gli altri non comprendevano.

A volte, nell'orto, le aveva fatto notare degli insetti che prima non esistevano, almeno non nel nostro paese. Le diceva anche che il clima era cambiato e che il cielo non era più azzurro come una volta.

A Teresa sembrava tutto normale, perché quello era il cielo che lei aveva sempre conosciuto, ma il nonno le diceva che quello era l'effetto della follia dell'uomo, ed era molto preoccupato per questo. Bisognava cambiare il modo di vivere, altrimenti gli uomini si sarebbero distrutti con le loro mani.

 

Teresa non capiva perché solo lui parlasse di certe cose.

Se la situazione era così grave, tutti se ne sarebbero dovuti preoccupare. Ed invece sentiva sempre parlare di cose di poco conto.

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Quando andava al mercato con la mamma, le persone in genere si lamentavano perché faceva troppo caldo o troppo freddo, perché i soldi non erano mai abbastanza ed, al limite, per qualche acciacco o disturbo che avevano, ma mai aveva sentito discutere del rischio che stava correndo l'umanità.

Per questo si era chiesta se fosse il nonno ad essere esagerato.

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Quel giorno, davanti al quotidiano piatto di spaghetti al pomodoro, identico a tutti quelli che lo avevano preceduto nel tempo addietro, a Teresa fu improvvisamente chiara la verità.

Il nonno aveva ragione.

Erano davvero tutti matti. E l'umanità aveva bisogno di aiuto.

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